Big data, il tesoro del web

Big data: un tesoro di informazioni sulle nostre abitudini e interessi, che forniamo liberamente quando navighiamo su internet. Se ne parla molto in questi anni, e la questione è particolarmente intricata. Questo perché il tema coinvolge vari aspetti, non solo tecnici, ma anche sociologici, etici e politici. Facciamo il punto a partire dal saggio Internet, la rete di Michela Nacci, docente all’università dell’Aquila, pubblicato sui volumi del Novecento della collana Historia – Età moderna di Federico Motta Editore.

Il saggio Internet, la rete sull’Età moderna di Federico Motta Editore

Da strumento militare a mezzo di comunicazione

Come scrive Michela Nacci nel volume dedicato al Novecento, le origini di internet si possono far risalire agli anni Cinquanta. Nel pieno della guerra fredda, l’Unione Sovietica aveva ottenuto un notevole successo in campo tecnologico mandando in orbita lo Sputnik, il primo satellite artificiale. Il presidente statunitense Eisenhower, come risposta, chiese ai suoi ingegneri di realizzare una rete per comunicazioni digitali. Nel settembre 1969 sarebbe nata ARPAnet, da cui negli anni Settanta si sarebbe sviluppato internet.

A cosa servono i big data

Con la diffusione di internet su scala globale sono cresciute anche le sue potenzialità. Il web ha velocizzato le comunicazioni da un punto all’altro del pianeta, attraendo miliardi di utenti. Ma allo stesso tempo è diventato uno strumento per studiare il comportamento delle persone, analizzandone gli interessi o le abitudini. E qui entrano in gioco i big data: ogni internauta lascia una serie di tracce digitali, che vengono immagazzinate in database e processate per ricavarne dati per studi statistici.

I dati che forniamo attraverso la navigazione possono essere analizzati e studiati a fini statistici

Internet e privacy

Michela Nacci nella pagine di pone l’attenzione sul rapporto tra internet, globalizzazione, politica e privacy. Come scrive il sociologo Manuel Castells in un breve estratto citato nel volume, internet in una ipotetica dittatura globale può rivelarsi uno strumento per la repressione, ma può anche essere un mezzo per i cittadini per controllare la trasparenza delle amministrazioni. Il tema però oggi è un altro: come conciliare big data e rispetto della privacy? È infatti importante non demonizzare queste tecnologie. Se da un lato si lamenta l’uso dei big data per campagne commerciali mirate, dall’altro possono essere usati anche per fini scientifici. Un esempio? Google è stato usato per monitorare le epidemie di influenza, studiando la frequenza con cui venivano cercati i sintomi della malattia. Le nuove tecnologie hanno quindi un grande potenziale, sta a noi saperle usare correttamente.

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