Gli Omayyadi e gli splendori del califfato

Grande moschea degli Omayyadi a Damasco

I venti di guerra in Siria minacciano di far piombare il mondo nel caos. Il conflitto, esploso nel 2011, rappresenta un ulteriore motivo di crisi in una situazione già di per sé delicata come quella del Medio Oriente. E anche se sembra ormai sconfitto, continua a destare apprensione la presenza in quelle regioni dell’autoproclamato califfato dell’Isis. Eppure vi fu un tempo in cui la parola “califfato” non evocava scenari di orrore. Tra VII e VIII secolo Damasco fu infatti la capitale del califfato della dinastia Omayyade, sotto al quale fiorirono le arti e le scienze. Di tutto questo parla Claudio Lo Jacono nel suo saggio dedicato al Califfato degli Omayyadi sull’opera Medioevo di Federico Motta Editore.

guerra in siria

Il saggio di Claudio Lo Iacono sul Califfato degli Omayyadi, pubblicato sul Medioevo di Federico Motta Editore

La guerra in Siria e l’avvento della dinastia Omayyade

Nel 656 scoppiò una guerra in Siria tra il governatore omayyade Mu’awiya ibn Abi Sufyan e il califfo Alì ibn Abi Talib, genero di Maometto. Dopo essersi assicurato il potere, Mu’awiya governò la Siria dal 661 al 680, guadagnando la stima di tutto il popolo, compresi cristiani ed ebrei. Fu poi suo figlio Yazid a trasformare il califfato in una dinastia familiare. Seguì una nuova guerra in Siria e nuovi fatti cruenti. Nel 661 si consumò a Kerbela l’eccidio di al-Husayn, nipote del Profeta, e di tutta la sua famiglia. A questo momento storico risale una frattura nel mondo islamico: da un lato c’era chi sosteneva Yazid, dall’altro chi lo considerava un feroce usurpatore. Furono così poste le basi per la futura divisione dei musulmani tra sunniti e sciiti.

L’età d’oro del califfato

Il nome degli Omayyadi è però legato anche a un momento di grande splendore artistico, scientifico e culturale. Abd al-Malik, un discendente di Yazid, nel 692 rafforzò il potere del suo clan dopo una nuova guerra in Siria. La sua prima preoccupazione fu riorganizzare lo Stato e promuovere politiche culturali. A lui si deve, per esempio, la splendida Moschea della Roccia a Gerusalemme. Le ambizioni architettoniche crebbero con al-Walid I, figlio di Abd al-Malik. Non mancarono inoltre gli scambi con il resto del Mediterraneo, come dimostrano le monumentali moschee di Aleppo e Damasco, in cui sono evidenti le influenze dell’architettura bizantina. La dinastia Omayyade crollò nel 749, ma questo non fermò i fermenti artistici e culturali, che proseguirono con i loro successori, i califfi della dinastia abbasside.