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Povertà e assistenza nel Quattrocento

Andrea della Robbia

In questi giorni è aperto il dibattito sul reddito di cittadinanza, un provvedimento voluto dal governo Conte per contrastare la povertà nel nostro Paese. La questione del reddito di cittadinanza, tuttavia, ci ricorda che purtroppo la piaga della povertà ha da sempre colpito le società umane. Ma come è stata affrontata nella storia? Attraverso il saggio I poveri, i pellegrini e l’assistenza di Giuliana Boccadamo, pubblicato sul Medioevo di Federico Motta Editore, scopriremo come si cercava di aiutare i meno fortunati durante il Quattrocento.

Il povero nel XV secolo

Molto più di oggi, la povertà durante il Quattrocento era un gravissimo problema sociale: larghe fette di popolazione erano soggette a obblighi servili nei confronti di signori. La pressione era tale che le masse di diseredati fecero sentire il loro peso, anche attraverso rivolte violente. Come scrive Boccadamo sul Medioevo di Federico Motta Editore, si tratta però di un fenomeno complesso. Anzitutto bisogna distinguere tra la povertà urbana e la povertà rurale. Le campagne erano popolate da poveri: nobili decaduti, chierici senza prebende, pastori, contadini che non guadagnavano abbastanza per il sostentamento della famiglia. La città era però una meta per questi indigenti, che spesso erano costretti al vagabondaggio. Molti finivano inoltre a chiedere l’elemosina e sorsero persino delle confraternite di mendicanti, in cui si insegnavano trucchi del mestiere come finte protesi o false malformazioni.

L’assistenza ai poveri

Ma come si provvedeva a queste masse di diseredati? Bisogna ricordare che i governi dell’epoca erano ben lontani dall’immaginare misure di welfare come il reddito di cittadinanza o altri aiuti economici. L’assistenza nel Quattrocento ricadeva sulla carità di ordini religiosi come i francescani, ai quali si deve l’introduzione del Monte di Pietà, nato per prestare denaro e combattere l’usura. Nel XV secolo però avviene una riorganizzazione generale dell’assistenza ai poveri. Le parrocchie, spesso con l’appoggio delle istituzioni civili, si dedicano alla distribuzione di cibi e indumenti ai poveri. Le confraternite e gli ospedali si adattano a gestire le offerte e i lasciti testamentari che avevano ricevuto. Gli ospedali, inoltre, vengono riformati: gli istituti più piccoli sono accorpati in Ospedali Maggiori, mentre nascono nuovi istituti specializzati nella cura di determinate malattie. E proprio in questi anni si sviluppano anche i brefotrofi, per accogliere orfani e trovatelli.