Gli 80 anni del bombardamento di Montecassino

Veduta da Montecassino

Sono passati 80 anni dal bombardamento di Montecassino, un momento cruciale nella storia del nostro Paese. Ricordiamo questo evento e l’importanza dell’abbazia di Montecassino attraverso le opere di Federico Motta Editore dedicate al Medioevo, a cura di Umberto Eco.

Il saggio Genesi e sviluppo dei nuovi spazi sacri dell’Europa cristiana di Luigi Carlo Schiavi sul Medioevo di Federico Motta Editore

Montecassino: il bombardamento del 1944

Nel 1943, all’indomani dello sbarco degli Alleati, l’Italia fu divisa in due dai tedeschi. Sorse infatti la Linea Gustav, una linea fortificata che andava dalla foce del fiume Garigliano fino a Ortona. Lungo questa linea, un luogo strategico dal punto di vista militare era l’abbazia di Montecassino: secondo l’intelligence alleata, i tedeschi la usavano per controllare le truppe che avanzavano verso Roma. Tra gennaio e maggio 1944 si consumò la battaglia di Cassino, il cui evento culminante fu proprio il bombardamento della millenaria abbazia. Fu uno degli eventi chiave della seconda guerra mondiale, non solo per la sua portata militare, ma anche per il grave danno che il conflitto portò a un patrimonio culturale come l’abbazia.

Com’era Montecassino?

L’abbazia di Montecassino fu un luogo chiave per la cultura europea del Medioevo. A fondarla, nel 529, fu Benedetto da Norcia, il padre del monachesimo occidentale, e nei secoli divenne un importante centro culturale e spirituale. Tra il 1066 e il 1071 Desiderio, futuro papa Vittore III, fece poi erigere la nuova chiesa abbaziale, che ebbe grande influenza sulla successiva architettura religiosa in Italia. Come scrive Luigi Carlo Schiavi in Genesi e sviluppo dei nuovi spazi sacri dell’Europa cristiana:

Molto alterata nel corso dei secoli e infine completamente distrutta dai bombardamenti alleati del 1944, l’abbazia desideriana è nota grazie alla Chronica di Leone Marsicano: si tratta di una chiesa a tre navate scandite da dieci coppie di colonne, con transetto continuo, preceduto da un grande atrio “paleocristiano”, in cui le forme classiche sono date allo stesso tempo da un ampio utilizzo di spolia, marmi antichi acquistati a Roma, ma anche dall’attività di artisti e mosaicisti giunti appositamente da Costantinopoli per la decorazione dell’abside.

Alla chiesa abbaziale di Montecassino si ispirarono le cattedrali di Salerno, di Sessa Aurunca, di Capua, di Amalfi e di molte altre sedi vescovili campane. Nel secondo dopoguerra, in seguito alla distruzione, l’abbazia fu ricostruita tra il 1948 e il 1956.