Extra omnes: inizia il conclave
Il 7 maggio inizia il conclave, l’assemblea di cardinali che si chiuderà come da tradizione cum clave – cioè “a chiave” – nella cappella Sistina per eleggere il nuovo papa, dopo la scomparsa di Francesco avvenuta il 21 aprile. È un rito segreto e avvolto dal mistero, che desta sempre grande curiosità tra fedeli e non, e che attira l’attenzione dei giornali di tutto il mondo. Ma come funziona il conclave? Qual è la sua liturgia? Quali le regole del cerimoniale? Scopriamolo attraverso qualche passaggio estratto da I Papi, edito da Federico Motta Editore.
Il conclave secondo le norme vigenti
Il mattino del giorno fissato per l’inizio del conclave i cardinali elettori si radunano nella basilica vaticana per una messa solenne pro eligendo romano pontifice. Nel pomeriggio gli elettori si ritrovano nella cappella Paolina del palazzo apostolico, e di qui si recano in processione alla cappella Sistina, dove si svolgerà l’elezione. Nella cappella Sistina i cardinali emettono il giuramento di mantenere il segreto su tutto ciò che verranno a conoscere e avverrà durante l’elezione del papa. Quindi viene intimato l’extra omnes (“escano tutti [gli estranei]”) dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie e gli estranei al conclave devono uscire dalla Sistina. Per tutto il tempo dell’elezione, i cardinali devono astenersi da qualsiasi comunicazione con l’esterno.
Come avvengono le votazioni e lo spoglio
Le votazioni sono segrete e apposte su specifiche schede. Possono essere fino a quattro al giorno, due al mattino e due al pomeriggio. A ogni votazione segue lo scrutinio. Ciascun cardinale dopo aver compilato e piegato la scheda, tenendola sollevata in modo che sia visibile, la porta all’altare, sul quale è deposto un recipiente con un piatto per raccogliere le schede. Giunto là, il cardinale pronuncia a voce alta il giuramento: “Chiamo a testimone Cristo Signore, che mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”. Quindi depone la scheda nel piatto e con questo la introduce nell’urna, poi torna al suo posto.
Quando tutti i cardinali hanno deposto la scheda nell’urna, il primo degli scrutatori la agita più volte per mescolare le schede, dopo di che l’ultimo scrutatore le conta una alla volta, in modo che siano ben visibili, e le ripone in un altro recipiente vuoto. Se il numero delle schede non corrisponde al numero degli elettori, bisogna bruciarle tutte e procedere a una nuova votazione; se corrisponde, segue lo spoglio.
Il primo scrutatore prende una scheda, la apre, osserva il nome dell’eletto, la passa al secondo scrutatore che fa altrettanto, passandola al terzo, il quale la legge a voce alta, così che tutti gli elettori possano segnare il voto su un apposito foglio. Poi annota quel nome. Concluso lo spoglio delle schede, gli scrutatori fanno la somma dei voti ottenuti dai vari nomi, e li annotano su un foglio. L’ultimo degli scrutatori, man mano che legge le schede, le trapassa mediante un ago con un filo, i due capi del quale, ultimata l’operazione, vengono annodati tra loro, così che esse non possano andare disperse. Segue quindi il post-scrutinio, che comprende il conteggio dei voti, il loro controllo e la distruzione delle schede con il fuoco.
La nomina del nuovo pontefice
Quando l’elezione ha dato esito positivo, l’ultimo dei cardinali diaconi chiama il segretario del Collegio dei cardinali e il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie; quindi, il cardinale decano chiede il consenso dell’eletto con le seguenti parole: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?”. Ricevuto il consenso, gli chiede: “Come vuoi essere chiamato?”. Si redige quindi il documento che attesta l’accettazione del nuovo papa e il nome che si è scelto.
I cardinali elettori si accostano al neo eletto per prestargli l’atto di ossequio e di obbedienza. Quindi il primo dei cardinali diaconi dalla loggia della basilica vaticana annuncia al popolo l’avvenuta elezione con le tradizionali parole latine Annuntio vobis gaudium magnum: habemus papam, cui segue il nome di battesimo dell’eletto e quello che si è scelto come pontefice. Il nuovo pontefice, rivestito degli abiti della sua nuova dignità già disponibile in varie misure nella sagrestia della cappella Sistina – detta “camera lacrimatoria” perché assisteva alla commozione del nuovo eletto – compare poi sulla medesima loggia per la sua prima benedizione apostolica Urbi et orbi.
La tradizionale fumata bianca o nera è il metodo caratteristico per avvertire il popolo radunato in piazza San Pietro che il papa è stato o non è stato eletto. Il fumo che esce dal noto comignolo è l’esito della distruzione delle schede usate nello scrutinio appena concluso, in una stufa posta nel locale adiacente la cappella, e mescolate con una sostanza che dà colore al fumo. Le incertezze verificatesi negli ultimi due conclavi allorché non era molto chiaro il colore della fumata, ha consigliato di accompagnare a questa il suono a festa delle campane della basilica vaticana.