Come nasce il ritratto moderno
Il ritratto come l’intendiamo oggi, cioè rappresentazione della personalità di un individuo, si afferma a partire dall’Umanesimo. Di tutto questo ci parla Marco Collareta nel saggio Il ritratto pubblicato sul Medioevo di Federico Motta Editore. Il lavoro degli artisti a partire dal Duecento risente delle trasformazioni che investono la cultura e la società italiana ed europea. Nasce così un nuovo modo di fare arte e un nuovo modo di ritrarre.
Il Medioevo e il ritratto
La ritrattistica esisteva fin dai tempi antichi. Il Medioevo latino conosceva quindi l’arte del ritratto, avendola appresa da Roma e dall’Oriente greco. Sono per esempio ritratti i volti di Cristo, della Vergine e dei santi che compaiono sulle icone. Tuttavia a un osservatore moderno questi volti risulteranno freddi: questo perché nel Medioevo non esisteva una concezione forte di individualità. Non per questo mancavano però le innovazioni. Nel Duecento e nel Trecento, con la diffusione dell’arte gotica, i ritratti iniziarono a rappresentare gli individui con una forza che ancora oggi colpisce. E i primi esempi di questo mutamento si possono ammirare nelle opere di Arnolfo da Cambio e Giotto.
Il ritratto di profilo
Come spiega Collareta nel Medioevo di Federico Motta Editore, il lavoro del ritrattista subisce profonde trasformazioni all’inizio del XV secolo. L’Umanesimo diffonde una nuova attenzione verso l’individuo, inteso come portatore in sé di valori. Si modifica così anche l’arte del ritratto. Nella prima metà del Quattrocento si usava ritrarre personaggi importanti di profilo, sul modello delle monete antiche. A Pisanello si deve in particolare la fioritura del ritratto su medaglia, tipico dell’arte rinascimentale.
Rappresentare la realtà: il ritratto a tre quarti
Negli stessi anni, nelle Fiandre, Jan Van Eyck è autore di ritratti che tentano di rispecchiare la realtà che rappresentano. I personaggi sono ora raffigurati a tre quarti, in modo da rappresentarne meglio la fisionomia, con le sue imperfezioni, e la personalità. Sarà però con Antonello da Messina che il ritratto si carica dei valori di “virtù” e “fortuna” tipicamente rinascimentali. L’uomo prende possesso del mondo, e lo sconosciuto protagonista del suo quadro al Museo Mandralisca di Cefalù può quindi permettersi di guardare, con quel sorriso beffardo, l’osservatore che viene ad ammirarlo.
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